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Le responsabilità ambientali delle corporation

Questioni chiave

Lo sfruttamento delle risorse

Petrolio, gas e carbone

Poiché le grandi corporation sono coinvolte in ogni aspetto della vita moderna, la portata dei danni ambientali è enorme. Una delle principali preoccupazioni riguarda lo sfruttamento delle risorse. Il petrolio, il gas e i minerali sono molto ricercati dalle compagie perché più risorse si estraggono, più il profitto aumenta. I governi decidono quale quantità di risorse è possibile estrarre ma, ricevendo generose commissioni, sono riluttanti a limitare le estrazioni. La situazione è di solito peggiore in Paesi del terzo mondo dove i guadagni derivanti dal petrolio sono fondamentali per lo stato economico del Paese. In Bolivia, ad esempio, hanno avuto luogo importanti proteste riguardanti la vendita del petrolio e del gas a compagnie straniere.

Le risorse energetiche non rinnovabili si chiamano così per un motivo: ogni gallone di petrolio estratto dalla terra necessita di milioni di anni per essere prodotto. Inoltre, bruciando i combustibili fossili viene prodotta anidride carbonica che è alla base dell’inquinamento dell’aria. I produttori di automobili e petrolio sono riluttanti all’esplorazione di veicoli che utilizzano energie alternative. Mentre i governi hanno promosso la ricerca verso queste nuove possibilità, gli scienziati hanno espresso la loro frustrazione nella trattativa con le grandi compagnie. La Shell investe 30 milioni di dollari per la ricerca di energie alternative, ma si tratta di una cifra insignificante per una compagnia con vendite per 135 bilioni di dollari USA.

Spesso c’è un legame tra depositi minerari e siti per la biodiversità. Nel 1997 alcuni scienziati che lavoravano per una grande compagnia petrolifera sono stati avvistati nella Maya Biosphere Reserve in Guatemala. Allo stesso modo, l’espansione mineraria in Alaska viene vista come un rischio inutile in un ambiente così fragile e fertile.

Agricoltura e pesca

Le aziende agricole e di pesca controllate internazionalmente costituiscono un ulteriore punto di conflitto tra ecologisti e corporation. Visto che i paesi sviluppati tendono a possedere quote predefinite, molte corporation si spostano verso i paesi del terzo mondo. Il McDonald’s è stato citato da un rapporto del governo degli Stati Uniti per la pratica di deforestazione nella giungla Amazzonica. Questo ecosistema unico viene distrutto per fare spazio al bestiame che poi finisce negli hamburger. L’eccessivo sfruttamento del terreno porta alla desertificazione di miliardi di metri quadrati ogni anno.

La pesca commerciale è uno dei temi più dibattuti nelle conferenze sul commerio internazionale. Se un governo nazionale fissa la quota su un livello ecologicamente sostenibile, le compagnie di pesca si oppongono, ricordando la libertà di azione dei loro concorrenti. Considerando che il pesce costituisce la principale fonte di proteine per circa un bilione di persone in tutto il mondo, la pressione nel settore della pesca è forte. Nonostante nobili sforzi, è stato difficile promulgare una legge internazionale per regolamentare il mercato della pesca perché stati come la Norvegia ed il Giappone si sono appellati alle loro tradizioni per continuando a pescare senza regole, mettendo in pericolo specie in via d’estinzione. In Europa il problema principale è costituito da navi pirate che entrano in acque straniere per pescare.

Le grandi corporation dominano il mercato del pesce e dell’agricoltura grazie alle loro grandi dimensioni. Al contrario degli agricoltori locali e delle cooperative, i cui margini di profitto sono minimali, le compagnie multinazionali non hanno bisogno di essere efficienti nelle loro pratiche. Mentre un piccolo agricoltore deve usare ogno risorsa al massimo e curare il lavoro con attenzione per accrescere il profitto, le grandi multinazionali sono dominati da una cultura dello sfruttamento. Al momento il 90% dell’acqua viene utilizzata per produrre cibo. L’uso eccessivo di fertilizzanti, la pesca selvaggia e la deforestazione sono tutti perpetrati da organizzazioni su larga scala.

Produzione di rifiuti ed inquinamento

Per le compagnie che producono milioni di prodotti ogni giorno i rifiuti industriali costituiscono un grande problema. Si tratta di una questione cruciale per le aziende perché è costoso sbarazzarsi dei rifiuti e per l’ambiente perché i rifiuti sono spesso tossici. Le corporation spesso esportano i rifiuti nei paesi poveri dove le regolamentazioni ambientali sono più permissive e li pagano per questo. Il modo in cui questi rifiuti vengono scaricati non sarebbe possibile nei paesi più ricchi.

In America le multinazionali dell’energia hanno donato più di 4,8 milioni di dollari per sostenere la campagna elettorale del 2000 di George Bush, ottenendo in cambio le ricompense richieste. Nell’agosto del 2004 l’agenzia per la protezione dell’ambiente, the Environmental Protection Agency (EPA), che regola le leggi in materia ambientale negli Stati Uniti, ha emanato una nuova legge che protegge le grandi industrie da multe e altre spese, anche quelle relative all’ inquinamento acustico e dell’aria. A seconda del rapporto che hanno con il governo in carica, le corporation possono sfuggire da ogni controllo relativo alla salvaguardia dell’ambiente. Sotto la presidenza di George Bush, le azioni giudiziarie pubbliche contro le compagnie inquinanti è scesa del 75%.

Una delle cause della grande produzioni di rifiuti è anche la promozione di una cultura consumistica e dello spreco promossa da molti produttori e commercianti. Il tema delle discariche sta diventando centrale in molti paesi visto che è sempre più difficile trovare uno spazio dove depositare i rifiuti. Molti dei marchi più famosi al mondo appartengono a grandi multinazionali come Unilever, Procter and Gamble e Nestlè, che continuano a impacchettare eccessivamente i loro prodotti e produrne in grandi quantità. Fortunatamente molti supermercati europei cercano di incoraggiare il riciclaggio facendo pagare i sacchetti di plastica ai clienti.

Distruzione degli habitat naturali e delle culture locali

Quando le corporation spostano la produzione nei paesi del terzo mondo, lo fanno per risparmiare denaro, perché sono soggetti a tasse meno ingenti, pagano stipendi più bassi e beneficiano di leggi più generose per la protezione dell’ambiente. In Zambia nel 2000 è stata approvata una legge che concedeva l’immunità a una compagnia mineraria in caso provocasse danni ambientali. L’Asia medio orientale è un luogo conosciuto per l’industria tessile, in quanto vengono prodotte grandi quantità di scarpe, maglie e pantaloni a basso costo. I governi ospitanti, soddisfatti di avere investitori stranieri, chiudono gli occhi di fronte ai danni ambientali.

Forbice tra i paesi ricchi e i paesi poveri

Il principale motivo per cui le grandi corporation spostano le loro industrie nei paesi del terzo mondo sono gli stipendi meno elevati dei lavoratori locali, che non sono protetti dalle stesse leggi dei paesi industrializzari e sono costretti a lavorare per molte ore in cambo di stipendi molto bassi. Solo poche compagnie hanno dimostrato di voler migliorare le condizioni di lavoro e di vita locali. La presenza di queste industrie incoraggia i bambini a lavorare a scapito della loro educazione.

La protezione dell’ambiente è un tema centrale nel mondo sviluppato, in cui la ricchezza rende molto più facile la lotta all’inquinamento per la classe media. Mentre nel mondo sviluppato è diffusa una consapevolezza dell’importanza del riciclaggio, dell’ecoturismo e di altre pratiche per la tutela dell’ambiente, queste tematiche sono lontane dalla vita quotidiana dei poveri del terzo mondo che combattono per la sopravvivenza. In altre parole, la protezione a lungo termine del nostro pianeta è diventata un lusso della classe media mentre i poveri sono costretti a mettere in secondo piano le questioni ambientali.

Una distribuzione più equa della ricchezza mondiale risolverebbe questa situazione. Se lo standard di vita dei paesi in via di sviluppo può essere portato a un livello di comfort (evitando la cultura consumista) allora sia i soldi che il tempo potranno essere utilizzati per preservare l’ambiente. La tendenza alla globalizzazione tuttavia sta avendo l’effetto contrario. I sussidi all’agricoltura e al commercio e le corporation che sfruttano le leggi sul lavoro per i poveri, questi ultimi continuano ad essere costretti a preoccuparsi per la sopravvivenza, mettendo da parte le questioni ambientali.

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